sabato 11 febbraio 2012


Scrivere un curriculum 

(Wislawa Szymborska 1923 – 2012)

da "Vista con granello di sabbia"





Che cos'e' necessario?
E' necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si e' vissuto
e' bene che il curriculum sia breve.
E' d'obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di piu' chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all'estero.
L'appartenenza a un che, ma senza perche'.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l'orecchio in vista.
E' la sua forma che conta, non cio' che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.





Sono ormai anni che lavoro con curriculum. Il primo che ho letto è stato il mio, dopo la sua prima stesura. Lo conservo ancora provando nostalgia e anche un po’ di tenerezza per i sogni e le aspettative di quel primo candidato.

La poesia della Szymborska mi ha spiazzato già la prima volta che l’ho letta. I poeti e gli scrittori in genere riescono a cogliere e a descrivere i temi del lavoro molto meglio di qualsiasi testo di management o di consulenza.. specie perché riescono a superare le barriere che ognuno di noi elabora davanti a un testo scientifico. I testi di management trattano a-personalmente  di terze parti. Gli scrittori invece si rivolgono a te e diventi nolente protagonista.

“A prescindere da quanto si e' vissuto
e' bene che il curriculum sia breve.”



I cv sono diventati tutti di 2 pagine. Che ognuno di noi sia senza esperienza o un professionista consolidato, il principio è essere brevi ma non corti, sintetici ma non superficiali. Tonnellate di byte nei nostri database di persone indistinte dove è diventato difficile intuire la profondità dell’esperienza di ognuno e di conseguenza è necessario entrare nei particolari.. appuntarsi la data di nascita, la data del conseguimento del titolo di studi, etc. Ricostruire la vita di un candidato quasi come se si stesse riclassificando un bilancio. Ri-assemblarlo. Cogliendone le sfumature e gli aspetti celati.

“Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.”

I cv sono inadeguati per raccontare gli aspetti personali legati ad una esperienza di lavoro. Aver cambiato città per intraprendere una nuova attività lavorativa é altrettanto importante se non di più del tipo di lavoro svolto. L’esperienza di vita può esprimere volontà e attitudine per il cambiamento, capacità di autonomia e apertura mentale.

“Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.”


Dei rapporti familiari il cv non dice nulla o quasi. Eppure la cultura lavorativa in cui si è nati e cresciuti è importante. C’è molta differenza nel rapporto con il lavoro tra chi è vissuto in un ambiente di imprenditori, di artigiani, di liberi professionisti o di impiegati.

“L'appartenenza a un che, ma senza perche'.”

Ecco il limite di ogni cv e di tanti colloqui… fermarsi all’organizzazione e all’azienda a cui ognuno di noi ha appartenuto senza il perché, il motivo. Dedurre che per il solo fatto di essere stato in una organizzazione piuttosto che un’altra a prescindere dalla reale esperienza passata sia predittivo di un comportamento o peggio ancora di un’attitudine. Trasformare una vita in una lista di s.p.a. fredda e senza una storia da raccontare. Trascurare cosa c’è dietro un corso di studi frequentato… la passione per gli studi o la volontà di non deludere le aspettative dei genitori… la volontà di indipendenza o la fuga dalla propria città di provincia.

“Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.”

Quante volte ci siamo fatti ingannare dal prezzo di una candidatura rifugiandoci nella sicurezza del principio che se qualcun altro è disposto a pagare tanto allora vuol dire che vale…, o peggio ancora quante candidature stroncate per sempre dal principio secondo cui se non è ancora diventato manager o quadro allora non va bene…

“Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.”

Il cv può essere il primo di una lunga lista di errori. Una lista dove si privilegia la forma piuttosto che il contenuto. Dove soprattutto si guarda al passato illudendosi di prevedere il futuro. Sono descritte esperienze già fatte e non si guarda a quella che si sta per fare. Dopo alcuni colloqui da candidato ho pensato con amarezza ed ironia:con il mio quadro astrale probabilmente avrebbero capito di me molto di più.
Ho il timore che anche qualche candidato da me intervistato sia arrivato alla stessa conclusione.

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