lunedì 23 marzo 2015

love your work

Pubblico l'abstract dell' intervento che terrò alla conferenza del 20 aprile 2015 a Bari organizzata dall'Università e dashumankapital.com


Amare il proprio lavoro non è più soltanto l’aspirazione legittima di ogni lavoratore. Far sì che i propri collaboratori amino il proprio lavoro è diventato anche l’obiettivo che si stanno prefiggendo sempre più aziende. Non è passato tanto tempo dalla “scoperta” delle relazioni umane nei luoghi di lavoro (Hawthorne 1927) per arrivare all’affermarsi di concetti quali l’importanza del clima aziendale, della partecipazione e della motivazione dei lavoratori. Oggi siamo entrati in una fase nuova, per certi versi estrema. Una fase in cui si arriva a desiderare che i propri dipendenti “amino” il proprio lavoro. Non è un nuovo “buonismo” o una “pia illusione”. Alle aziende “conviene” che i propri collaboratori sviluppino un elevato senso di appartenenza ed identificazione e coerentemente fanno investimenti per raggiungere l’obiettivo. Questo spiega perché tanti casi di successo di gestione dello human capital possono essere letti e interpretati utilizzando schemi inconsueti per le discipline puramente aziendali ma più consoni ad altri sistemi sociali quali le organizzazioni no profit, i partiti e le associazioni.  I sistemi gestionali cambiano necessariamente: le aziende selezionano e motivano persone in grado di integrarsi, persone ambiziose che siano disposte a sposare gli obiettivi aziendali e che si sviluppano insieme al proprio team da cui la propria carriera non prescinde. Persone di cui è diventato più rilevante quello che pensano rispetto a quello che sanno fare.