martedì 14 aprile 2015

Gestione del talento, meritocrazia e contesto familiare


Su "Affari & Finanza" di ieri 13 aprile 2015 ho trovato molto interessante la pubblicazione di una ricerca commissionata da Manageritalia sul tema della gestione del talento nel nostro Paese.
In particolare ha colpito la mia attenzione la pubblicazione della tabella che ho riportato sopra.

Il "vero talento" è: flessibilità mentale, intelligenza vivace, visione d'insieme e capacità propositiva... peccato che poi i contesti organizzativi tramite processi, procedure e organigrammi non lasciano spazio all'esercizio di queste virtù... per questa ragione a volte penso che i veri talenti non stanno nelle aziende... ma poi scaccio velocemente questi pensieri... (meglio).

L'altro dato che a me pare sorprendente è la funzione prioritaria affidata al contesto familiare nel favorire lo sviluppo del talento... Mi piacerebbe tantissimo fare un confronto su questo tema con altri paesi. In Italia a mio avviso stiamo assistendo all'affermarsi di un ruolo della famiglia sempre più "supplente" rispetto ad altre istituzioni. Mi viene da pensare per esempio alla scuola dove sempre più i genitori vengono coinvolti nella istruzione di base dei ragazzi.
Una società come quella italiana dove il contesto familiare costituisce di nuovo la risorsa principale per lo sviluppo personale (anche del talento) mi spaventa perchè rappresenta una dinamica non meritocratica e perchè rafforza le disuguaglianze sociali.


  

lunedì 23 marzo 2015

love your work

Pubblico l'abstract dell' intervento che terrò alla conferenza del 20 aprile 2015 a Bari organizzata dall'Università e dashumankapital.com


Amare il proprio lavoro non è più soltanto l’aspirazione legittima di ogni lavoratore. Far sì che i propri collaboratori amino il proprio lavoro è diventato anche l’obiettivo che si stanno prefiggendo sempre più aziende. Non è passato tanto tempo dalla “scoperta” delle relazioni umane nei luoghi di lavoro (Hawthorne 1927) per arrivare all’affermarsi di concetti quali l’importanza del clima aziendale, della partecipazione e della motivazione dei lavoratori. Oggi siamo entrati in una fase nuova, per certi versi estrema. Una fase in cui si arriva a desiderare che i propri dipendenti “amino” il proprio lavoro. Non è un nuovo “buonismo” o una “pia illusione”. Alle aziende “conviene” che i propri collaboratori sviluppino un elevato senso di appartenenza ed identificazione e coerentemente fanno investimenti per raggiungere l’obiettivo. Questo spiega perché tanti casi di successo di gestione dello human capital possono essere letti e interpretati utilizzando schemi inconsueti per le discipline puramente aziendali ma più consoni ad altri sistemi sociali quali le organizzazioni no profit, i partiti e le associazioni.  I sistemi gestionali cambiano necessariamente: le aziende selezionano e motivano persone in grado di integrarsi, persone ambiziose che siano disposte a sposare gli obiettivi aziendali e che si sviluppano insieme al proprio team da cui la propria carriera non prescinde. Persone di cui è diventato più rilevante quello che pensano rispetto a quello che sanno fare.