Spero di sbagliarmi ma credo che non avranno effetti significativi.
Prima di tutto resto ancora perplesso sul fatto che ancora i
ministri del lavoro perseverano a non confrontarsi con chi operativamente
sviluppa e gestisce le assunzioni nelle aziende e cioè gli HR manager mentre
continuano a sentire soltanto le “parti sociali”.
Da quello che leggo sui giornali il Ministro intende in sintesi:
-
Favorire l’apprendistato
-
Semplificare il contratto a termine (in pratica
tornare ad una situazione ante Fornero)
-
Favorire il ponte generazionale
In realtà l’apprendistato, al netto degli sciagurati effetti
del titolo quinto della costituzione, ed è sulle differenziazioni regionali che
si dovrebbe intervenire, va benissimo così. Già adesso è possibile modificarlo
con gli accordi integrativi aziendali e renderlo più adatto alle esigenze
specifiche delle aziende. Tuttavia come è stato ampiamente dimostrato, l’apprendistato
non assorbe l’enorme stock di parasubordinati over 30 che in Italia si sono
generati. La riforma Fornero ha giustamente sfavorito il ricorso alla
flessibilità negativa di tutti quei contratti che autonomi non sono. Ma non ha
offerto una valida alternativa. Chi ci pensa a tutti i lavoratori espulsi dalla crisi ma professionalizzati?
Le riforme del lavoro non creano occupazione. L’occupazione
la generano le imprese. Una buona riforma rende il rischio di assumere più
sostenibile e quindi incentiva le impese a rischiare (assumere di più). Nella attuale
situazione economica del paese non si scappa: bisogna introdurre forme contrattuali
a “tutela indennitaria” che sostituiscano tutte le forme false di flessibilità
ma allo stesso tempo rendano “certo” economicamente le rescissione per motivi
oggettivi.
Sulla idea di tornare alle precedenti regole del tempo determinato
credo sia un dietro front utile e auspicabile in questa congiuntura. Credo sia
anche necessario eliminare definitivamente l’obbligo della causale che nella
sostanza non garantisce il lavoratore ma è solo fonte di contenzioso.
Il ponte generazionale può essere un percorso che può trovare
qualche applicazione nelle grandi banche o in altre organizzazioni simili. Ma nella stragrande maggioranza delle aziende non lo vedo applicabile.
La vedo
dura però convincere un lavoratore anziano a diventare part-time alla fine della
carriera con magari un figlio in cerca di occupazione o con un membro della
famiglia in difficoltà.
In questo periodo chi ha un contratto di lavoro se lo
tiene strettissimo…