giovedì 10 maggio 2012

Corporate Wellness: perchè alle aziende conviene investire sullo sviluppo delle persone


Perché un’azienda dovrebbe occuparsi dello sviluppo personale dei propri dipendenti? Lo sviluppo etico, civile, culturale e fisico ed in generale il benessere delle persone è una gran bella cosa… ma perché dovrebbe interessare ai managers delle aziende? La risposta è perché gli conviene. Di fatti i programmi che molte aziende innovative stanno introducendo all’interno delle proprie organizzazioni non sono semplicemente un fenomeno di moda oppure l’attribuzione di un utile benefit accessorio e temporaneo per i propri dipendenti. Questi programmi sono l’applicazione di strategie di “egoismo lungimirante” (come lo chiamerebbe Pierluigi Celli) in quanto sono investimenti con elevato ritorno in termini di produttività e di riduzione dei costi.
Approfondiamo l’argomento….
Le aziende normali attuano programmi di formazione e sviluppo su contenuti che servono al lavoratore per il ruolo che ricopre o che andrà a ricoprire. Che sia training tecnico e/o manageriale (nei piani formativi ho visto definizioni quali formazione di ruolo e formazione tecnica) il messaggio abbastanza esplicito è: io azienda investo risorse e il tuo tempo perché così posso “utilizzarti” meglio e aumentare la tua produttività. Anche la formazione linguistica è somministrata con lo stesso criterio di ruolo. I piani di sviluppo manageriale hanno lo stesso mindset: l’azienda sviluppa la tua leadership e le tue capacità gestionali perché tu sia uno strumento gestionale più efficace e funzionale agli obiettivi aziendali.
Siamo chiari…  va tutto bene… a trovarle aziende che investono sullo sviluppo del loro capitale umano! Ma oggi è sufficiente? Ma perché allora ci sono aziende che spendono soldi per aiutare a smettere di fumare o per esempio offrono programmi di benessere o sportivi?
Il motivo è che il contratto psicologico che lega organizzazioni e lavoratori sta cambiando e lo scenario in cui operano le aziende, in particolare quelle ad alto contenuto tecnologico, ha reso difficile se non impossibile a causa della permanente incertezza, pianificare i contenuti di sviluppo e formazione su cui investire.
Ecco allora che i programmi di sviluppo personale e di benessere nell’ambiente di lavoro hanno l’effetto di aumentare sensibilmente la produttività del personale, l’allineamento, l’attaccamento all’’azienda, ridurre il turn-over, ridurre l’assenteismo e i comportamenti contro-dipendenti, aumentare le capacità negoziali e di sviluppo della innovazione.
Non si tratta di intuizioni senza ancora fondamento… ci sono infatti già ricerche quantitative autorevoli che dimostrano il ROI di questi programmi (cfr Harvard Business Review gennaio/febbraio 2011 per esempio).
Il contratto psicologico che lega lavoratore e azienda è cambiato nel senso che non è più basato semplicemente su uno scambio tra prestazione e retribuzione ma è diventato una relazione complessa biunivoca di fiducia, rispetto di principi etici, di coinvolgimento completo della persona e di visione del futuro. In questo senso i componenti di una organizzazione si aspettano che l’azienda investa su tutta la persona nel suo complesso (capacità intellettuali, gestionali, linguistiche, relazionali, fisiche etc.) assumendo anche un ruolo proattivo e propositivo sul proprio percorso di crescita. Ecco allora che un investimento aziendale su questi elementi ha un ritorno molto elevato in termini di motivazione, partecipazione e attaccamento rispetto agli investimenti formativi “classici”.
Perché questi programmi abbiano successo bisogna tener conto di alcuni fattori critici:
1. bisogna che ci sia coinvolgimento della leadership a vari livelli: è importante che il mangement a tutti i livelli scelga di partecipare ai programmi e sponsorizzi internamente l’iniziativa. Senza il supporto del management o addirittura una bocciatura da parte dei “capi”, questi programmi potrebbero diventare addirittura un boomerang negativo dimostrando lo scollamento tra i membri della linea gerarchica.
2. è necessario che ci sia coerenza tra i programmi prescelti con l’identità e la cultura dell’azienda: se l’azienda propone iniziative molto distanti dalla cultura aziendale il rischio è che queste vengano viste solo come una operazione di facciata. È anche vero che i cambiamenti culturali all’interno delle organizzazioni avvengono lentamente e che quindi bisogna tener conto comunque di un ritardo fisiologico…
3. bisogna che i programmi abbiano una diffusione generalizzata: perché vengano percepiti di valore è importante che l’azienda renda disponibile la partecipazione a chiunque voglia aderire senza segmentazione di ruolo, di gerarchia o altro.
4. alta qualità: i programmi devono essere percepiti come un investimento di valore e non come un surplus temporaneo. Quindi bisogna scegliere partner e fornitori di alto livello.
5. comunicazione efficace: i programmi devo essere accompagnati da una comunicazione interna permeante ed efficace. Assolutamente necessaria è la possibilità da parte di coloro che hanno aderito di avere uno spazio di discussione aperto (p.e. sulla intranet) dove commentare e coinvolgere tutto il resto della azienda.