martedì 13 marzo 2012

Organizzazione virale


L’evoluzione del paradigma competitivo unitamente allo sviluppo di nuove tipologie di competenze manageriali porta al superamento del modello organizzativo verticistico e piramidale a cui siamo abituati da più di un secolo e l’affermarsi parallelamente di un nuovo modello organizzativo che si potrebbe definire “virale”. L’organizzazione virale contraddistingue le aziende fortemente orientate al mercato, flessibili, e in particolare di medie dimensioni.
 Le organizzazioni devono oggi operare in uno stato:
·         di crisi permanente;
·         di cambiamenti costanti e repentini.
Come affermano Foster e Kaplan in Creative Distruction 2001 “le aziende per sopravvivere hanno bisogno continuamente di reinventarsi, di cannibalizzare attivamente i propri prodotti e i propri modelli operativi”. 
In un contesto di questo tipo l’organizzazione gerarchica costituisce una forma troppo rigida per poter competere efficacemente. Ecco allora che si costituiscono forme organizzative basate su sfere di influenza e non per organigramma. Nell’organizzazione virale le responsabilità sono definite ma le gerarchie sono multidimensionali. Le responsabilità e le decisioni connesse non riportano attraverso i vari rami aziendali al capo azienda ma a seconda delle competenze e delle esperienze possono concentrarsi in punti diversi.
L’organizzazione virale come modello sociologico è associabile ad una community (ma anche al clan/tribù antropologica) dove in un sistema integrato convivono diverse sfere di influenza, in contrapposizione al modello verticistico di tipo militare tipico dell’organizzazione gerarchica.
Il modello virale si sviluppa come risposta al nuovo ambiente competitivo grazie anche all’emergere di nuovi profili manageriali, nuove competenze e nuovi stili di leadership.
Infatti all’interno di queste nuove organizzazioni è possibile osservare l’affermarsi di tanti profili “ibridi” che associano funzioni diverse (commerciale + HR, produzione + finance, etc.) basati su ruoli orizzontali di processo e non di funzione, con competenze integrate impensabili all’interno delle organizzazioni gerarchiche. Inoltre nell’ambito delle nuove competenze manageriali si affermano prioritariamente le capacità di costituire alleanze che vanno oltre i rapporti lavorativi, capacità che privilegiano il fare gruppo a discapito della competizione interna. 
Per ciò che riguarda il modello di leadership, le nuove organizzazioni sviluppano stili di leadership contraddistinti dalla capacità di gestire l’incertezza, di valutare  e calcolare rischi con scarse informazioni e di prendere decisioni in situazioni con scarsità di tempo.
Le organizzazioni virali favoriscono il risk taking perché creano rapporti solidali tra i membri e attraverso le alleanze gestiscono anche i fallimenti temporanei. Esse favoriscono percorsi di carriera diversi rispetto al passato e presuppongono processi di recruiting e selezione  coerenti.
Le organizzazioni virali durante la selezione, dopo aver verificato le competenze tecniche, privilegiano i candidati che maggiormente si sposano con la cultura del gruppo e che potenzialmente siano in grado di sviluppare senso di appartenenza. In queste organizzazioni si può scientemente rinunciare ai candidati con un cv migliore perché è il gruppo che privilegiano e non il singolo. I cv più interessanti sono quelli discontinui che mostrano apparenti salti da un ruolo ad un altro e che possono indicare capacità di adattamento e sincretismo di mestieri. Le persone più adatte sono quelle che dimostrano di esser più inclini a imparare dagli altri.
Anche i percorsi di carriera sembrano apparentemente discontinui. Inoltre, queste organizzazioni, privilegiando le responsabilità, l’influenza e le performance a discapito della gerarchia, disinnescano tutti gli effetti negativi delle organizzazioni gerarchiche quali la esclusiva crescita verticale, il legame casella organizzativa con la retribuzione e non ultima la sindrome di Peter.